Le previsioni per l’anno corrente sono di una crescita economica della Bulgaria del 2,1%.
Mentre per il 2016 la previsione è di una crescita del 2,4 %. La previsione è stata rivista al ribasso rispetto a quella precedente per il rallentamento che si sta constatando in tutta Europa (come peraltro affermato ieri dal responsabile della BCE, Draghi, le cui stime sono tutte al ribasso) del ciclo economico, a cominciare dalla stessa Germania, locomotiva d’Europa. Infatti la previsione precedente era dell’1,9 % per il 2015 ma del 2,3% per il 2016.
Questo avanzamento per il 2016 è dovuto ad un ulteriore miglioramento dell’export, al perdurare del basso costo del petrolio, ed alla ripresa dei paesi tradizionalmente partner delle imprese bulgare, fra cui l’Italia.
I maggiori rischi per l’economia della Bulgaria sono rappresentati dal perdurare della situazione di difficoltà della Russia, dell’Ucraina, e soprattutto dalla Turchia. Invece, la crisi della Grecia non ha ripercussioni particolari sul paese.
L’export della Bulgaria dimostra un andamente fortemente positivo e se raffrontato all’inizio crisi, cioè il 2008, ha conseguito in questi anni un miglioramento del 40% rispetto al periodo precrisi.
Il miglioramento dell’export è anche dovuto, affermano gli analisti, a dei cambiamenti strutturali delle imprese bulgare che hanno investito in innovazione degli impianti di produzione, per cui questa sta acquistando una sempre maggiore competitività, smentendo chi ancora la vede non sufficientemente moderna. Diversamente non sarebbe neppure pensabile un espansione così visto dell’export senza questo fattore così
determinante per l’incremento della produttività dell’impresa.
L’analisi è stata elaborata dall’apposito servizio di UniCredit, sulla base anche delle fonti statistiche nazionali.
Le analisi dell'UniCredit dimostrano che ci sono i presupposti di una crescita accelerata se le condizioni esterne favorevoli rimarranno a breve termine. A lungo termine, però, questa velocità di crescita economica non è sufficiente per equiparare le entrate dei bulgari a quelli dei Paesi dell'Europa centrale. Secondo il responsabile Mitov, per avere un miglioramento qualitativo della vita, che fermi l'emigrazione, sono necessarie delle riforme strutturali nel sistema giudiziario, delle assicurazioni sociali e della sanità come anche nella formazione delle persone per il mercato del lavoro. Il responsabile della ricerca economia dell'Unicredit ritiene che in questo momento in Bulgaria non ci sono disoccupati, ma persone senza la qualifica necessaria per accedere al lavoro. Sostanzialmente le posizioni lavorative aperte e le prospettive ci sarebbero ma il numero delle persone senza una formazione corrispondente risulta ancora alto.
Fonti: statistiche di UniCredit